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GDPR: il significato dell’acronimo che fa tremare le PMI italiane

GDPR: le quattro lettere che, messe insieme una dietro l'altra, formano la parolina che al giorno d'oggi mette tanta paura alle aziende di mezzo mondo. Ma cosa significa realmente?
GDPR: il significato dell’acronimo che fa tremare le PMI italiane

📌 Tabella dei Contenuti

GDPR: è l’acronimo che troviamo sempre più spesso sulla nostra strada, sia che stiamo lavorando, sia che seguiamo i nostri interessi nel tempo libero, che stiamo cercando di tutelare la nostra salute o qualsiasi altra attività nella nostra vita.

Insomma, questo acronimo ci “perseguita” per il nostro bene, almeno si spera che sia così.

Ma… Quanti di noi sanno veramente che cos’è il GDPR, cosa significa, dove e come si applica e cosa può fare per noi?

GDPR significato

Iniziamo dal significato della sigla GDPR, che sta per General Data Protection Regulation, in inglese.
Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, in italiano, detto anche Regolamento UE 2016/679.

Questa serie di 99 articoli di legge a livello europeo è entrata in vigore il 24 maggio 2016, con obbligo di applicazione dal 25 maggio 2018.

Qualsiasi cosa che riguarda i dati personali, la privacy e sua relativa tutela, informazioni dirette ed indirette che qualificano una persona fisica o giuridica, sono da quel momento regolamentate dal GDPR in ogni stato membro dell’Unione Europea.

Ma perché questa legge è così importante da rientrare in qualsiasi ambito della nostra vita lavorativa e sociale?

Al giorno d’oggi e con la digitalizzazione, i nostri dati (a partire dal nome e cognome, per continuare con qualsiasi altro dato che ci venga richiesto nell’esercizio di qualsiasi attività che stiamo facendo) sono diventati la nostra espressione di esistenza.

Stiamo leggendo un articolo su un sito, come stai facendo tu stesso in questo momento.
Il sito di AutomatiKing ti ha chiesto dei dati, implicitamente attraverso l’indirizzo IP del terminale da cui stai visualizzando l’articolo, ma valutando anche diversi parametri che possono dare delle indicazioni.

Per esempio: la scelta della lingua con cui visualizzare l’articolo.

Hai selezionato l’italiano?
Probabilmente, anzi, quasi certamente, per il sito stesso “sei italiano”.

Stai cercando attrezzi per fare giardinaggio?
Potresti essere interessato a valutarne altri e, quindi, il motore di ricerca attraverso cui hai cercato quel prodotto ti manderà pubblicità di altri articoli simili.

Oppure stai stipulando un contratto di abbonamento per un gestore telefonico? In negoziante presso cui stai comprando ti fa firmare dei fogli “per la privacy”, dove sono inseriti i tuoi dati personali (nome e cognome, indirizzo, e-mail, il numero di conto corrente bancario su cui appoggiare il pagamento dell’abbonamento ecc), che possono essere usati, previo il tuo consenso, anche per altri fini, oltre la stipula del contratto stesso.

Perché la vera importanza dei nostri dati è proprio questa: possono essere usati per altre operazioni commerciali, ovvero generare fatturato.
I dati personali sono la vera nuova moneta mondiale: altro che il dollaro! 

Ecco che occorre stabilire delle regole ben precise per il loro uso e, soprattutto, per la loro tutela. Affinché non siano utilizzati indiscriminatamente da chiunque, e – anche piuttosto spesso – in modo fraudolento.

Ogni azienda è quindi obbligata a sottostare alle norme del Regolamento, sia per la corretta gestione (“trattamento”) dei dati personali di cui viene in possesso, sia per tutelare quegli stessi dati da attività fraudolente che potrebbero minacciare la loro tutela e quindi i diritti del cosiddetto “interessato” (la persona fisica identificata da quei dati).

In questo video di approfondimento, scopri come usare il GDPR a tuo favore se sei un’azienda, una PMI o un libero professionista e utilizzi software di marketing automation. ⬇️

GDPR & consenso

Infatti, ognuno è libero di permettere alle aziende di servirsi o meno dei propri dati per diverse attività, oltre a quelle principali per cui rilascia i dati stessi, insite nel “contratto” che l’azienda sta mettendo in atto in quel preciso momento.

Attraverso il “consenso”, espresso in modo libero, informato, chiaro, e inequivocabile, possiamo decidere di non far usare i nostri dati per nessun’altra operazione, oppure permettere che l’azienda a cui stiamo rilasciando il nostro consenso li impieghi per mandarci delle promozioni di altri suoi prodotti e servizi o addirittura che possa venderli ad altre aziende che potrebbero essere interessate a proporci i loro prodotti e servizi di cui, altrimenti, non saremmo venuti a conoscenza.

Valutando i nostri dati personali, le aziende possono scoprire chi siamo, dove viviamo, le nostre preferenze, la nostra età, i nostri eventuali bisogni, le nostre scelte di vita in ambito religioso, sessuale, lavorativo, il nostro stato di salute, o qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente ed usarli, nella migliore delle ipotesi, per suggerirci miriadi di prodotti (ecco che veniamo sommersi da una valanga di email, sms, telefonate per la vendita di ogni genere di cosa, il cosiddetto spam) o per usarli in modo illecito per realizzare truffe e reati a nostro discapito (vedi il pishing). Mettendoci in seri guai con la giustizia.

Per questo il GDPR stabilisce delle basi normative secondo cui gestire i dati, il loro “trattamento” (raccolta, archiviazione, analisi, trasferimento, vendita ecc) e soprattutto la loro tutela, il grado di sicurezza della loro protezione, in modo che le informazioni personali siano meno possibilmente esposte ad una manipolazione, dispersione, distruzione o uso illecito. 

Troppo spesso, infatti, proprio per il grande potenziale che hanno i dati di generare un ritorno economico, le aziende sono sottoposte ad attacchi informatici mirati all’estorsione della banca dati in loro possesso, che violano la loro e la nostra privacy. O anche per creare danni alla reputazione, sia dei soggetti privati che delle aziende.

Non sottovalutiamo, quindi, l’importanza del GDPR. Né se siamo i diretti interessati, né se siamo delle aziende, nella qualità di soggetti in possesso di dati personali altrui, come “titolari del trattamento” e quindi soggetti su cui si riversa la responsabilità giuridica della detenzione del dato.

? A proposito, non hai ancora aggiornato il tuo sito web con la nuova Cookie Law? Cosa aspetti?

Facciamo in modo di affidarci ad un consulente della privacy esperto delle leggi del Regolamento, che sappia indicarci il modo migliore per trattare i dati, come tenerli al sicuro per non incorrere in richieste di risarcimenti danni da parte degli interessati, come usarli in modo lecito, ma anche come fare perché questo immenso potenziale economico possa diventare la nostra arma vincente per far prosperare la nostra attività commerciale, trasformando l’onere della privacy in una valanga di denaro che entra nei bilanci delle nostre aziende.

Perché il GDPR non è solo una scocciatura a cui doversi adeguare, per non incorrere in salate multe e altri provvedimenti ostativi, ma anche un’enorme opportunità di far decollare i nostri affari, se sappiamo come farlo.

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